Creature celesti (Immanuel K.)

Un giorno a Piccola S. spiegarono che il cielo è ovunque.

Lei, come la gran parte dei bambini alle prese con i primi disegni più o meno sensati e scarabocchi, tracciava linee colorate con pennarelli e pastelli per delineare cose – panorami, persone, scene, momenti, pensieri.
E i cieli.
Cielo in aria, erba in terra. Facile e lapalissiano. Auto-evidente.
Striscia blu per il cielo in aria con sotto, appesi al bianco del foglio non colorato, il sole e le nuvole – e uccelli, farfalle pure.
Sotto, in basso, sulla terra, linea verde per l’erba. O marrone per la terra pura, con ciuffi d’erbetta a volte, fiori infilzati o crescenti su quella stabile riga marrone. Alberi anche, chiaro – busto marrone, come la terra (se non c’era una sfumatura diversa a disposizione fra la palette di colori) e testa, cresta, folta chioma verdeggiante in cima. Verdeggiante come l’erba, anche quella (se non c’erano altre sfumature a disposizione fra la palette di colori).
Piccola S. disegnava il mondo così, come fanno la gran parte dei bambini. Forse anche, era così che lo vedeva: un contrasto definito, e chiaramente rassicurante di linee inequivocabilmente differenziate – cielo sopra, terra sotto, non ci si poteva sbagliare. Tutto era chiaro, il principio definito, nessuna invasione di spazio o di campo altrui.
Fino a quando, un giorno, le disse qualcuno che il cielo era ovunque in realtà – non solo lissù, in alto, sopra alle stelle o al sole appesi sul bianco del foglio sotto di lui, ma ovunque, dappertutto: in basso, in alto, dentro, davanti, dietro. Intorno, tutt’intorno, anche a noi.
Noi che teniamo i piedi in terra, e a volte ci buttiamo nell’acqua per nuotare, siamo pure sempre immersi e sommersi nell’alto del blu del cielo.
Come gli uccelli, o gli unicorni colorati che vivono oltre l’arcobaleno di Dorothy.
Creature celesti pure noi, come gli animali alati che invidiamo e invano inseguiamo. Sempre e comunque, anche se ce lo scordiamo.
Alto e basso non ci sono, e manco dietro o davanti o confini definiti. Ché sono invece solo nell’occhio dello spettatore – che guarda, stupito e attonito, lo spettacolo infinito dell’immenso cielo stellato intorno a noi (e non solo sopra, come Immanuel K. scriveva).

“Spero che tu riesca a trovare un po’ di pace e non preoccuparti, non potrai mai cambiare totalmente. Sarai sempre una creatura celeste”.

creature celesti

 

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